Chi non ne ha mai usato una vecchia macchina da scrivere? un po' tutti noi, dato che nelle case dei nostri genitori e dei nostri nonni era un oggetto che non poteva mancare.. oggi poi è tornato di moda tutto ciò che è "vintage", tutto ciò che in passato è stato oggetto di culto.
E che la nostra generazione sta riscoprendo.
Il motivo? forse un mix tra un desiderio nostalgico di una cultura e uno stile caratteristico, unico e riconoscibile, molto più della nostra insicurezza moderna, e forse una riscoperta di un modo di concepire gli oggetti molto diverso dalla nostra cultura consumistica, che produce oggetti fatti per durare il tempo di un nuovo, frenetico, restyle.
E quale simbolo nella nostra era del PC rappresenta questo ritorno al passato più che la macchina da scrivere?
Storicamente è merito di un italiano l’invenzione della macchina da
scrivere, o di quello che può essere considerato il suo prototipo: nel 1837
Giuseppe Ravizza cominciò a costruire il Cembalo Scrivano ossia "macchina
da scrivere a tasti". Ravizza costruì nei decenni successivi ben 16
modelli, finché nel 1881 riuscì a realizzare il Cembalo a scrittura visibile. Nessuno
dei modelli realizzati venne però prodotto industrialmente, perché a quel tempo
nessuno riuscì a capire l'importanza
dell'invenzione e, tantomeno, prevederne il futuro sviluppo. Uno degli ultimi
modelli è attualmente esposto al museo della scienza e della tecnologia di
Milano.
Quando il vero inventore della macchina per scrivere morì a
Livorno il 30 ottobre 1885, povero e abbandonato, in Italia si diffuse la
Remington, favorendo l’errata convinzione della paternità americana.
La Olivetti M1 è stata invece la prima macchina per scrivere
prodotta industrialmente in Italia su progetto di Camillo Olivetti. Venne
presentata nel 1911, in occasione dell'Esposizione Universale di Torino. In
totale sono state prodotte circa 6000 macchine nel periodo che va da 1911 al
1920: su queste macchine, le prime due cifre del numero di serie indicano
l'anno della fabbricazione. Nel 1920 la macchina Olivetti M1 verrà rimpiazzata
dal successore modello Olivetti M20.
Ovviamente nei decenni successivi ne sono state prodotte una moltitudine di modelli, con marchi differenti, e questo ha reso la macchina da scrivere un oggetto da collezionismo.
In momenti diversi abbiamo recuperato due macchine da scrivere, entrambe risalenti agli anni '30, ed entrambe funzionanti. Non sono modelli particolarmente ricercati, ma sicuramente sono oggetti affascinanti: la prima è una Olivetti M40, la seconda una Hermes Paillard, di produzione svizzero - austriaca.
Perchè ci piacciono? intanto perchè oggi sono utilizzate come "complemento d'arredo", anche accostandole a stili moderni per creare uno stacco, un oggetto originale che cattura l'attenzione. E sicuramente ci riescono!
Sono però tanti i nostalgici che le cercano anche solo per il gusto di tornare a scrivere "come una volta". E sono numerosi i collezionisti (attenzione: molto esigenti! i modelli quotati sono pochi e rari..). Non è raro inoltre vederle come oggetto d'arredo anche nelle vetrine di bar e negozi..
Tornando a noi .. perchè abbiamo ritirato proprio queste due? beh la Olivetti fa parte della storia delle macchine da scrivere.. in particolare la M40 venne prodotta successivamente alla M20, tra il 1931 e il 1948, e fu un vero e proprio fenomeno di massa. Quindi.. non così rara. Tra i particolari? non esisteva il tasto "1", e il numero veniva scritto con la lettera "I" maiuscola o la "l" minuscola. Allo stesso modo non è presente lo zero, che si ottiene digitando la O (o) maiuscola. Sebbene questo oggi possa sembrare strano, era invece piuttosto comune nelle vecchie macchine per scrivere. Mancano anche i tasti per le vocali accentate maiuscole usate nella scrittura della lingua italiana.
Per quanto riguarda la Hermes Paillard devo dire che ci è piaciuta la particolarità del modello probabilmente una versione a carrello lungo di tipo industriale della STANDARD 5, prodotta dal 1939, con il rullo originale di sughero. Le carrello lungo sono tuttavia meno ricercate.
La loro quotazione? probabilmente 150 - 200 euro la Olivetti, e 100 - 150 euro la Hermes. Ma anche qui dipende dal collezionista, dalle condizioni e.. dalla componente affettiva!
Sono però tanti i nostalgici che le cercano anche solo per il gusto di tornare a scrivere "come una volta". E sono numerosi i collezionisti (attenzione: molto esigenti! i modelli quotati sono pochi e rari..). Non è raro inoltre vederle come oggetto d'arredo anche nelle vetrine di bar e negozi..
Tornando a noi .. perchè abbiamo ritirato proprio queste due? beh la Olivetti fa parte della storia delle macchine da scrivere.. in particolare la M40 venne prodotta successivamente alla M20, tra il 1931 e il 1948, e fu un vero e proprio fenomeno di massa. Quindi.. non così rara. Tra i particolari? non esisteva il tasto "1", e il numero veniva scritto con la lettera "I" maiuscola o la "l" minuscola. Allo stesso modo non è presente lo zero, che si ottiene digitando la O (o) maiuscola. Sebbene questo oggi possa sembrare strano, era invece piuttosto comune nelle vecchie macchine per scrivere. Mancano anche i tasti per le vocali accentate maiuscole usate nella scrittura della lingua italiana.
Per quanto riguarda la Hermes Paillard devo dire che ci è piaciuta la particolarità del modello probabilmente una versione a carrello lungo di tipo industriale della STANDARD 5, prodotta dal 1939, con il rullo originale di sughero. Le carrello lungo sono tuttavia meno ricercate.
La loro quotazione? probabilmente 150 - 200 euro la Olivetti, e 100 - 150 euro la Hermes. Ma anche qui dipende dal collezionista, dalle condizioni e.. dalla componente affettiva!