mercoledì 8 ottobre 2014

MACCHINE DA SCRIVERE VINTAGE

Chi non ne ha mai usato una vecchia macchina da scrivere? un po' tutti noi, dato che nelle case dei nostri genitori e dei nostri nonni era un oggetto che non poteva mancare.. oggi poi è tornato di moda tutto ciò che è "vintage", tutto ciò che in passato è stato oggetto di culto. 
E che la nostra generazione sta riscoprendo.
Il motivo? forse un mix tra un desiderio nostalgico di una cultura e uno stile caratteristico, unico e riconoscibile, molto più della nostra insicurezza moderna, e forse una riscoperta di un modo di concepire gli oggetti molto diverso dalla nostra cultura consumistica, che produce oggetti fatti per durare il tempo di un nuovo, frenetico, restyle.
E quale simbolo nella nostra era del PC rappresenta questo ritorno al passato più che la macchina da scrivere?

Storicamente è merito di un italiano l’invenzione della macchina da scrivere, o di quello che può essere considerato il suo prototipo: nel 1837 Giuseppe Ravizza cominciò a costruire il Cembalo Scrivano ossia "macchina da scrivere a tasti". Ravizza costruì nei decenni successivi ben 16 modelli, finché nel 1881 riuscì a realizzare il Cembalo a scrittura visibile. Nessuno dei modelli realizzati venne però prodotto industrialmente, perché a quel tempo  nessuno riuscì a capire l'importanza dell'invenzione e, tantomeno, prevederne il futuro sviluppo. Uno degli ultimi modelli è attualmente esposto al museo della scienza e della tecnologia di Milano.
Quando il vero inventore della macchina per scrivere morì a Livorno il 30 ottobre 1885, povero e abbandonato, in Italia si diffuse la Remington, favorendo l’errata convinzione della paternità americana.
La Olivetti M1 è stata invece la prima macchina per scrivere prodotta industrialmente in Italia su progetto di Camillo Olivetti. Venne presentata nel 1911, in occasione dell'Esposizione Universale di Torino. In totale sono state prodotte circa 6000 macchine nel periodo che va da 1911 al 1920: su queste macchine, le prime due cifre del numero di serie indicano l'anno della fabbricazione. Nel 1920 la macchina Olivetti M1 verrà rimpiazzata dal successore modello Olivetti M20.

Ovviamente nei decenni successivi ne sono state prodotte una moltitudine di modelli, con marchi differenti, e questo ha reso la macchina da scrivere un oggetto da collezionismo.

In momenti diversi abbiamo recuperato due macchine da scrivere, entrambe risalenti agli anni '30, ed entrambe funzionanti. Non sono modelli particolarmente ricercati, ma sicuramente sono oggetti affascinanti: la prima è una Olivetti M40, la seconda una Hermes Paillard, di produzione svizzero - austriaca.



Perchè ci piacciono? intanto perchè oggi sono utilizzate come "complemento d'arredo", anche accostandole a stili moderni per creare uno stacco, un oggetto originale che cattura l'attenzione. E sicuramente ci riescono!
Sono però tanti i nostalgici che le cercano anche solo per il gusto di tornare a scrivere "come una volta". E sono numerosi i collezionisti (attenzione: molto esigenti! i modelli quotati sono pochi e rari..). Non è raro inoltre vederle come oggetto d'arredo anche nelle vetrine di bar e negozi..

Tornando a noi .. perchè abbiamo ritirato proprio queste due? beh la Olivetti fa parte della storia delle macchine da scrivere.. in particolare la M40 venne prodotta successivamente alla M20, tra il 1931 e il 1948, e fu un vero e proprio fenomeno di massa. Quindi.. non così rara. Tra i particolari? non esisteva il tasto "1", e il numero veniva scritto con la lettera "I" maiuscola o la "l" minuscola. Allo stesso modo non è presente lo zero, che si ottiene digitando la O (o) maiuscola. Sebbene questo oggi possa sembrare strano, era invece piuttosto comune nelle vecchie macchine per scrivere. Mancano anche i tasti per le vocali accentate maiuscole usate nella scrittura della lingua italiana.

Per quanto riguarda la Hermes Paillard devo dire che ci è piaciuta la particolarità del modello probabilmente una versione a carrello lungo di tipo industriale della STANDARD 5, prodotta dal 1939, con il rullo originale di sughero. Le carrello lungo sono tuttavia meno ricercate.

La loro quotazione? probabilmente 150 - 200 euro la Olivetti, e 100 - 150 euro la Hermes. Ma anche qui dipende dal collezionista, dalle condizioni e.. dalla componente affettiva!

COLLEZIONISMO O... CURIOSITA'??

I mercatini delle pulci, i negozi dell'usato in conto - vendita, i bazar dei rigattieri, le stesse collezioni di privato, e ovviamente internet sono stracolmi di oggetti di ogni tipo e di ogni epoca. Quando di tanto in tanto giriamo alla ricerca di oggetti strani, collezionabili o semplicemente curiosi ci rendiamo conto che spesso nemmeno il venditore ha ben chiaro che tipo di oggetto sta vendendo.
Mi spiego.. cos'è un "oggetto da collezione"? e cosa non lo è?


Personalmente crediamo che quando si tratta di "vecchi oggetti" - magari più in là scriveremo qualcosa anche sulle "tipologie" - ed escludendo la categoria dei mobili per la quale serve un discorso a sè, si debba fare una prima generica distinzione tra "collezionismo" e "curiosità". Un oggetto strano e vecchio non è per forza un oggetto "da collezionismo", e viceversa.
Su questa distinzione si possono fare ottimi acquisti.

A noi piacciono oggetti di entrambe le categorie, anche se vogliamo distinguerle.
Ci piace definire "curiosità" tutti quegli oggetti "strani", "vecchi" e "particolari" che non fanno parte di tipologie e categorie riconoscibili e particolarmente ricercate. Mentre fanno parte della categoria "collezionismo" tutti quegli oggetti che vengono metodicamente ricercati.
Un'insegna smaltata è il classico esempio di oggetto da collezione, dato che ci sono persone che ne accumulano in gran quantità e ne ricercano continuamente. Recentemente abbiamo recuperato un vecchio attrezzo, risalente agli anni '50, che serviva per tagliare il cuoio. E' costituito da un manico di legno, all'estremità del quale è fissata una piccola lama rotante, azionata da un piccolo motore elettrico. Molto curioso. Ma difficilmente da collezione..

Poi è vero che si scoprono collezionisti di cose più improbabili, per cui non è così semplice questa distinzione.. ma questa idea ci aiuta molto a inquadrare quello che troviamo!

Siete d'accordo?

INSEGNE LUMINOSE VINTAGE COCA COLA

Oggi ci siamo imbattuti in due oggetti che ci sono piaciuti davvero molti: due insegne coca cola. Per la precisione in realtà sono due pannelli di plastica che componevano due insegne al neon, risalenti agli anni '60. Anzi a dire la verità non è del tutto esatto dire che sono "insegne coca cola", perchè sono insegne appartenute a due locali "marchiate" coca cola.

Qual'è la differenza? un'insegna coca cola "originale" è un oggetto ideato a scopo pubblicitario dallo stesso marchio, dunque un'insegna "ufficiale". Un'insegna "marchiata" coca cola è un oggetto, solitamente appartenente ad un esercizio commerciale, a cui è stato associato il marchio coca cola per pubblicizzarne la bevanda.

E a livello di collezionismo qual'è la differenza? 
Un'insegna ufficiale coca cola, ovviamente in base all'anno di produzione e alla tipologia, è solitamente molto ricercata. Il valore è proporzionale alla rarità. Esistono molti cataloghi e pubblicazioni che censiscono oggetti come questo, e sono sovente ben conosciuti dai collezionisti.
Un'insegna "marchiata" è qualcosa di più particolare, che non tutti i collezionisti apprezzano. Ma paradossalmente sono oggetti unici, proprio perchè appartenuti solo a una determinata attività, o correlati a una determinata pubblicità. Ma esistono collezionisti appassionati anche di questi articoli, che ne considerano il valore addirittura superiore.

Comunque.. ecco il nostro bottino:


Intanto quando si va in cerca di insegne luminose attenzione all'anno di realizzazione! a volte non è semplice inquadrarlo, e facilmente si incappa in oggetti molto più recenti di quanto si creda. ma non chiamateli "falsi" o "copie" (non parliamo di tele di Van Gogh, e dubito che qualcuno "falsificherebbe" qualcosa che in materiale e tempo costerebbe come un'originale..). Anche le riproduzioni possono essere buoni oggetti da collezione. Ma non fanno per noi...
Come distinguere una riproduzione da un originale? Intanto per "originale", per quanto ci riguarda, intendiamo un oggetto prodotto per un periodo limitato nei decenni passati. Per riproduzione qualcosa realizzato successivamente, riproponendo in una nuova versione qualcosa già prodotto in passato, magari con caratteri e tipologie che richiamano forme e stili di versioni precedenti. Ad esempio ci sono molte insegne prodotte negli anni '90 che riproducono forme e tipologie di insegne anni '50 - '60.
Tornando alle nostre: intanto la tipologia del carattere delle scritte è corretta, così come il logo cocacola rosso che si vede in basso a destra della seconda insegna. Anche la condizione "vissuta", che difficilmente si può capire da una foto, rende verosimile che risalgano davvero agli anni '60. Sicuramente il vederle dal vivo dà maggiori garanzie.



Che tipo di insegne luminose erano? come si vede dalle foto sono pannelli di plastica (spessa pochi millimetri e per questo abbastanza delicata) il frontale di vecchie insegne al neon, solitamente appese sia all'interno che all'esterno di locali. Il fatto che manchi la parte posteriore non è un problema, e non ne inficia granchè il valore. Questo perchè la restante parte dell'insegna era un semplice neon fissato al muro, mentre il bordo esterno era solitamente una fascia di lamiera, spessa pochi centimetri, color alluminio (la prima delle due è caratterizzata da un bordino "a scalino" di circa 5 cm, attorno al quale veniva fissata la fascia).



Non c'era dunque un vero e proprio "fondo". Oggi abbiamo visto in più occasioni che si tende a ricostruirne la fascia esterna (se ne vedono anche in legno, anche se proprio non ci piacciono..) ed appenderle al muro davanti ad una lampada... l'effetto vintage è notevole!

Le condizioni delle insegne fanno la differenza. E non riguardano solo l'eventuale presenza di crepe o pezzi mancanti, ma anche la freschezza dei colori: entrambi i nostri ritrovamenti sono in condizioni più che buone, dato che sono integre. Ma si vede chiaramente come la seconda fosse probabilmente esposta all'esterno, dato che il sole ne ha schiarito i colori. La prima probabilmente era all'interno di un locale., se non addirittura mai esposta.
Una seconda differenza tra le due è il fatto che una risulta non marchiata, l'altra risulta marchiata con il nome del locale (oggi non più esistente). Dal punto di vista del collezionista ci sono punti di vista diversi, dato che alcuni ritengono più particolare l'insegna "intonsa", altri quella con il nome. A noi piace di più quella senza marchio, oltretutto i colori sono davvero nitidi.

Il loro valore si aggira probabilmente sui 150 - 200 euro l'una. Ovviamente dipende dal collezionista.

Sono sicuramente meno in voga delle classiche smaltate, ma non per questo sono meno carine!

venerdì 3 ottobre 2014

BOTTIGLIE DI MARSALA VINTAGE

"..spostali!"
- attimo di silenzio -
"e quelle?"

E' andata circa così. Mancavano due scatoloni per finire lo sgombero della cucina, il trasloco era ormai quasi concluso. Mancavano giusto alcune cose, tra cui tutti i flaconi sotto il lavabo, stipati in un mobiletto di legno decisamente da buttare.. è proprio allora, mentre li trasferiamo in uno scatolone, che dietro la prima fila di flaconi spuntano due bottiglie di vetro.
Non sono detergenti, sono bottiglie di vino. Anzi no. Marsala.
Avevamo tra le mani due bottiglie, decisamente vecchie almeno a giudicare dalle etichette. Ma sembravano in buono stato.

"Aci 1840 marsala superiore Florio&C"

"Florio marsala superiore riserva 1870"


Curiose. Se ne trovano, ogni tanto, sulle bancarelle dei mercatini. A dire la verità si vedono più che altro bottiglie di vino. Ma sono collezionabili? si, lo sono. 
Il Marsala non si deteriora facilmente: resiste ai viaggi, ai cambi di temperatura, ai decenni grazie a una percentuale alcolica aggiunta, un mix di mosto e alcol, che può provenire anche da altri liquori diversi, che di fatto costituiscono la vera firma del vino. Quindi non è raro che vecchie bottiglie siano ancora bevibili.

Si racconta che quando nel '43 gli angloamericani, poco prima dell’inizio della liberazione della Sicilia, bombardarono l’intera città di Marsala, distrussero una buona parte delle scorte del liquore: i bombardamenti si concentrarono sulle cantine marsalesi (considerate possibili hangar dove costruire armi) e migliaia di botti vennero distrutte. Si narra che nonostante i bombardamenti, molti fossero corsi alle cantine a raccogliere con botticelle e bottiglie di fortuna  il marsala che fuoriusciva, per conservarlo. Marsala che successivamente finì come parte della mistura di altri vini nell'immediato dopoguerra.

Ma venendo alle due bottiglie.. sapete che i numeri "1840" e "1870" non sono la data di imbottigliamento? riferiscono a una codifica di imbottigliamento, non all'anno. E difatti entrambe le bottiglie risalgono agli anni '60. La riprova è anche nella forma della bottiglia.

Il loro valore di collezionismo oscilla tra gli 80 e i 120 euro l'una, anche se su internet se ne leggono di tutti i colori, quando si parla di annunci di vendita di privati...
Quindi.. forse vale la pena metterle sopra un camino che non venderle, se ne avete una! :-)




MEDAGLIE MILITARI

Quello delle medaglie è un ramo decisamente ampio, che rientra nel più ampio genere militaria. Abbiamo conosciuto più collezionisti di militaria che di ogni altro genere di oggetti, e devo dire che non si finisce mai di imparare!

Tempo fa abbiamo scovato 3 medaglie militari molto vecchie, di cui la proprietà non ricordava nemmeno l'esistenza. Difficilmente acquistiamo questo genere di articolo, un po' perchè ci appassiona di più il cartaceo, e un po' perchè distinguere un articolo autentico da una replica è cosa da intenditore. Tenete conto che il genere militaria, soprattutto se si parla di spille, medaglie et similia è uno dei più contraffatti, e nei paesi dell'est è un vero e proprio business..
Cosa si intende per replica? ovviamente una copia non originale. Ma ci si imbatte spesso anche in falsi "creativi", ovvero medaglie mai esistite storicamente, create ad hoc (mai capito se per ignoranza storica o vena artistica..) come "pezzo unico e introvabile".
Come distinguere una replica da un originale?  sicuramente evitando acquisti avventati, e chiedendo aiuto ad un esperto.. di negozi di cimeli militari e di forum di appassionati ne è pieno!

Comunque venendo a noi le 3 medaglie che abbiamo recuperato sono rispettivamente:
  • Croce al merito di guerra per operazioni in Africa Orientale
  • Medaglia interalleata (1915-18), data ai soldati alleati che hanno combattuto sul fronte italiano almeno 4 mesi
  • Medaglia per l'unità d'Italia, per chi avesse fatto al fronte almeno 4 mesi
Sono medaglie decisamente comuni, perchè assegnate a molti soldati. Sono le tipiche medaglie "del nonno" che si trovano in un sacco di solai e mansarde, magari dimenticate da decenni..
Per questo motivo il valore di tutte e 3 è modesto, intorno ai 50 euro. Probabilmente meno, dato che a tutte manca il nastrino originale...

Ma sono comunque interessanti! che ne dite?




giovedì 2 ottobre 2014

RADIO VINTAGE

Uno degli oggetti che da sempre ci appassiona sono le vecchie radio.
Avete presente? a valvole, in bachelite (o legno), pesanti come un accidenti ma.. davvero scenografiche! Ne abbiamo avute parecchie, di marche, dimensioni e forme tra le più disparate..
E' un mondo davvero vario, e in ogni mercatino se ne trovano in gran quantità.
Personalmente adoro una casa arredata con stile moderno a cui viene aggiunto un oggetto d'arredo di questo tipo.. crea uno stacco sicuramente suggestivo!

In modo (molto) stringato ecco un minimo inquadramento storico: nella prima metà degli anni '20 la radio cominciò timidamente a fare il suo ingresso nelle case. Fino ad allora era stata poco più che un passatempo "scientifico", alla portata di pochi, espertissimi radio-amatori. In quegli anni la tecnologia raggiunse un grado di maturità tale da permettere l'avvio della produzione commerciale di radioricevitori destinati non più a tecnici esperti e competenti, ma a utenti domestici privi di particolari conoscenze. Questa lenta trasformazione si avviò dapprima nei Paesi maggiormente sviluppati (Stati Uniti, Inghilterra, Francia...), e subito dopo interessò anche l'Italia. dagli anni '40 comunque la radio divenne un fenomeno di massa e di costume.


Che radio scegliere? sicuramente è possibile distinguerle in base all'anno di costruzione, alla marca, al materiale, alla tipologia di costruzione, alla rarità, e ovviamente allo stato di conservazione... ciascuno di questi aspetti influisce ovviamente sul prezzo.

Utile riferimento sono ormai i numerosi gruppi di appassionati del settore che si trovano sui più diffusi social network, più che gli stessi annunci di vendita, spesso davvero fantasiosi in quanto a descrizione e prezzo...

Ci imbattiamo sempre più spesso in proposte di acquisto quantomeno bizzarre: modelli "del 1800" (!) o cifre a 3 zeri, ma anche in radio "autocostruite" o ricostruite artigianalmente (ovvero customizzate con pessi provenienti dai modelli più disparati). Per non parlare dell'ormai dilagante usanza di smontare e vendere a pezzi le radio, pur di ricavarne qualche decina di euro in più..

Personalmente sogno una Brionvega, mentre il mio amico Mario morirebbe per una radio anni 20, avete presente? valvole e altoparlanti esterni, spettacolari..

Ecco alcuni dei modelli che abbiamo avuto, anche se non sono nulla di particolare sono sempre affascinanti.. Rispettivamente:

Radio a valvole Ducretet Thomson D836 anni 40, mobile in legno.

Radio telefunken modello t566 anno 1946

Radio Grundig 393 del 1956



































La fascia di prezzo di radio come queste è 80 - 150 euro l'una. Va messo in conto che spesso necessitano di essere revisionate..

Per esperienza, nel nostro piccolo: evitate se potete di farvele spedire (o quantomeno assicurate la spedizione..) il servizio postale riesce a individuarle con precisione chirurgica e a trasformarle in un ragù di ferro e legno!
In base alla marca il prezzo di acquisto è di norma minore nel paese in cui sono state prodotte.
Affidate un'eventuale riparazione non ad un tecnico generico, ma a qualcuno specializzato nel settore (su forum o girovagando per mercatini non è difficile reperire qualche contatto..).

...MA QUANTO VALE??

Ecco la prima (scontata) domanda che salta fuori ogni volta che mostriamo un oggetto strano. E notate bene che il termine "strano" è voluto. Non è sinonimo di "raro". E dove anche lo fosse non è sinonimo di "costoso". Insomma collezionare curiosità non vuol dire andare alla ricerca di un violino Stradivari o di un Capodimonte sperando di sbancare la lotteria..

Purtroppo nell'immaginario comune tendiamo a quantificare il valore di un oggetto secondo nostri parametri, stabilendo che tutto ciò che è insolito è anche raro, se è raro è costoso.
Ovviamente non è così. Anzi questo pensiero è fonte di migliaia di annunci su internet e migliaia di bancarelle ai mercatini con richieste fuori da ogni logica.

Oggetti da collezione, o semplicemente curiosità, hanno sicuramente un valore. Storico, spesso affettivo, ovviamente anche economico. Ma raramente quest'ultimo è oggettivo e quantificabile secondo un presunto "listino universale del collezionista". Certo, quando contratto davanti ad una bancarella, la domenica mattina, dovrei avere una vaga idea di cosa sto contrattando, perchè a ciascun "mi piace" è ovviamente associato un "quanto costa?", ma il valore pecuniario di un oggetto non lo faccio io nè il venditore. Lo fa la richiesta. Ci sono oggetti che valgono una fortuna perchè molto richiesti dai collezionisti. Ci sono altri oggetti splendidi che non valgono il materiale con cui sono fatti.

Quindi, morale della favola? noi collezioniamo "perchè ci piace", non perchè è remunerativo. Un conto è coltivare una passione, un altro è essere ossessionati dall'idea che ogni oggetto che possediamo possa essere il santo Graal che un qualche collezionista da chissà quale parte del mondo sta cercando da una vita.. :-)

M&M's...